Alla fine degli anni '70, l'allora presidente della Corea del Nord, Kim Jong-il, rapì il regista sudcoreano Shin Sang-ok e la ex-moglie e attrice Choe Eun- Hee con l'idea di costruire un'industria cinematografica Nord Coreana che potesse competere con quella statunitense. Il progetto di Kim Jong prevedeva la realizzazione di un paradiso cinematografico alle sue dipendenze, un connubio tragico tra megalomania e passione per la settima arte.