Gitai alle prese con un soggetto di vergognosa attualità, trova un difficile equilibrio tra la sua produzione strettamente documentaristica e quella di finzione. Promised land apre uno squarcio sul traffico di prostitute bianche che imperversa in medioriente, raccontando la storia (finta) di otto donne dell'Est che vengono fatte passare attraverso il deserto del Sinai e vendute all'asta come bestie, passando per abusi di ogni genere. Gitai sembra consapevole di avere per le mani una storia terribile e decide di lasciare impresso il marchio del degrado piuttosto che perdersi in divagazioni della trama.