Yul Brynner 1920 1985
Julij BorisoviÄ Bryner, noto come Yul Brynner, talvolta scritto anche Brinner (rus. Юлий БориÑович Бринер; Vladivostok, 11 luglio 1920 – New York, 10 ottobre 1985), è stato un attore russo naturalizzato statunitense. È entrato nella storia del cinema per aver interpretato ruoli da protagonista in alcuni kolossal fra gli anni 50 e 60.
Le origini controverse e gli inizi
Figlio di Boris Bryner e Marusja Blagovidova, Brynner sostenne con la stampa statunitense di essere nato nel 1915 sull'isola russa di Sachalin col nome di Tadje Khan, da un padre di nazionalità russa con origini in parte mongole e in parte siberiane. Esistono versioni differenti sia sulla data sia sul luogo di nascita. Yul Brynner e i suoi figli sono cittadini del comune elvetico di Möriken-Wildegg.
Sussistono dubbi sulla veridicità di quanto dichiarato da Brynner sul proprio anno di nascita: in primis perché su varie biografie sono attestati anche il 1912 e il 1920, in secondo luogo perché proprio quest'ultima data è riportata sulla sua tomba, che comunque non necessariamente costituisce prova definitiva. A ciò va aggiunto che in una biografia dell'attore pubblicata nel 2006, intitolata Empire and Odyssey: The Brynners in Far East Russia and Beyond, il figlio Yul Brynner II ("Rock" Brynner) smentisce le date dichiarate dal padre. I motivi per cui l'attore abbia dato informazioni inesatte non sono chiari. Invece quel che appare come un dato incontrovertibile è che il padre di Yul Brynner fosse un russo di famiglia ebraica e la madre fosse figlia di un padre russo-ebraico e di una madre russo-rom.
Nel 1927, dopo la separazione dal marito, la madre di Brynner si trasferì prima a Harbin (Cina) dove Yul frequentò una scuola della YMCA, poi a Parigi nel 1933. Qui Brynner esercitò vari mestieri, tra cui il chitarrista nei locali notturni parigini e anche il trapezista nel "Cirque d'Hiver".
Nel 1940 Brynner si trasferì negli Stati Uniti, stabilendosi a New York, dove studiò teatro con la compagnia di Michail AleksandroviÄ ÄŒechov. Durante la seconda guerra mondiale lavorò come interprete in francese per l'esercito americano nelle trasmissioni destinate alla Resistenza francese.
Nel 1946 iniziò a lavorare a Broadway come attore teatrale, poi nel 1949 debuttò come attore cinematografico nel film Il porto di New York, per la regia di László Benedek.
Carriera cinematografica
Brynner raggiunse la celebrità nel 1951, quando interpretò con successo il re del Siam nel musical teatrale The King and I. Lo spettacolo arrivò fino a Broadway e valse a Brynner il Tony Award come miglior attore. Sull'onda del successo teatrale i produttori cinematografici Charles Brackett e Darryl Zanuck acquisirono i diritti della pièce per trarne un film, affidando la regia a Walter Lang e i ruoli dei due protagonisti ancora una volta a Brynner e a Deborah Kerr. Il film, che uscì nelle sale nel 1956, riscosse un discreto successo e va ricordato per aver lanciato Brynner anche sul grande schermo procurandogli l'Oscar per la migliore interpretazione maschile. Nel ricevere l'Oscar nel 1956 dalle mani di Anna Magnani disse una battuta oggi molto citata: "Spero non sia un errore, perché non lo darò indietro per nulla al mondo". Il ballo tra i due attori protagonisti, sulle note di Shall we dance?, è diventato rapidamente un cult del grande schermo, più volte citato in altri film, per esempio nella commedia Due padri di troppo con Robin Williams e Billy Crystal.
Sempre nel 1956 Brynner affrontò un altro ruolo fondamentale per la sua carriera, quello del crudele faraone Ramesse II nel kolossal I dieci comandamenti, in cui recitò al fianco di uno straordinario Charlton Heston che interpretava il ruolo di Mosè. Brynner offrì un'altra memorabile interpretazione che gli valse come definitiva consacrazione nel panorama delle nuove star hollywoodiane.
Il 1956 continuò a essere un anno magico per Brynner che fu infatti l'interprete di Anastasia, un'altra prestigiosa pellicola, in cui recitò al fianco di Ingrid Bergman.
Dal 1956 Brynner lavorò con continuità fino al 1960, anno in cui la sua carriera toccò l'apice, con l'interpretazione del personaggio che rimase forse più concretamente inciso nell'immaginario collettivo: il pistolero Chris Adams nel film I magnifici sette, indimenticabile western remake de I sette samurai di Akira Kurosawa diretto da John Sturges, con un cast eccezionale, che annoverò anche Steve McQueen, Charles Bronson, James Coburn, Eli Wallach ed un giovane Horst Buchholz, con una colonna sonora destinata a entrare nella storia del cinema.
Il film ottenne un successo enorme ai botteghini di tutto il mondo, grazie a una notevole raffinatezza stilistica e di racconto e soprattutto grazie alla caratterizzazione di alcuni personaggi attorno i quali ruota la vicenda, che rimane in larghissima parte debitrice all'originale film giapponese dal quale sono riprese precisamente molte situazioni. Com'era facile immaginare questa pellicola ebbe un sequel: Il ritorno dei magnifici sette (1966), diretto da Burt Kennedy, in cui Brynner interpretò nuovamente il ruolo di Chris Adams.
Pare che il secondo film della serie abbia incontrato una fase di pre-produzione piuttosto turbolenta: all'epoca si vociferò che Brynner avesse posto il veto alla partecipazione di Steve McQueen con cui aveva avuto probabilmente dei dissapori; tuttavia lo stesso McQueen mostrò scarso interesse per il progetto, ragion per cui il problema non si pose. Nulla di ufficiale fu detto né su questa diatriba né sull'eventuale pomo della discordia, per cui tutto rimase sul piano di una speculazione priva di conferme. Il film ebbe un discreto successo al botteghino, tanto da stimolare la produzione di ulteriori due sequel: Le pistole dei magnifici sette (1969) e I magnifici sette cavalcano ancora (1972), a cui tuttavia Brynner non partecipò.
Nel corso degli anni sessanta Brynner offrì interpretazioni in ruoli non altrettanto epici, ma comunque in film di grande successo come I morituri (1965), in cui recitò al fianco di Marlon Brando, e La pazza di Chaillot (1969) con Katherine Hepburn.
Sul finire degli anni settanta la carriera di Brynner sembrava avviata al declino. Approdò quindi ai B movie in cui il peso del suo trascorso lo costrinse a interpretare ruoli che erano sostanzialmente caricature di quelli storici che lo avevano portato al successo (tra i quali l'italiano Indio Black, sai che ti dico? sei un gran figlio di...). L'estremizzazione di questa piega che prese la sua carriera arrivò nel 1973 quando partecipò al fantascientifico Il mondo dei robot dove interpretava un pistolero-automa, ironica rivisitazione del personaggio di Chris Adams de I magnifici sette; in questa pellicola Brynner non ebbe naturalmente modo di mettersi in mostra, confinato com'era in un ruolo quasi totalmente privo di battute e decisamente non più aderente al suo fisico appesantito e invecchiato. Il film ebbe tuttavia un ottimo riscontro di pubblico e la carriera di Brynner riprese temporaneamente slancio. Il mondo dei robot s'impresse fortemente nella cultura popolare americana, arrivando ad avere un sequel nel film Futureworld - 2000 anni nel futuro.
Attore poliedrico, versatile, e capace di reggere senza problemi ruoli drammatici e più "leggeri", Brynner era caratterizzato da una recitazione enfatica, in parte retaggio delle sue origini teatrali, in parte dovuta alla tendenza dell'epoca. Pur non essendo molto espressivo, Brynner aveva uno sguardo penetrante che sapeva sfruttare al meglio nella caratterizzazione dei suoi personaggi. Pur tenendo conto di tutto ciò e ben sapendo che nel corso della sua carriera poté sperimentare vari personaggi e generi, l'etichetta che gli rimase fu quella di interprete di personaggi duri, autoritari, carismatici, che trovavano naturale collocazione all'interno di vicende eroiche, che all'epoca venivano raccontate per lo più in film biblici, di guerra, o nei western. Forse per questo la sua carriera conobbe un prematuro e immeritato declino nel momento in cui i generi sopracitati iniziarono a perdere appeal nei confronti del pubblico, soprattutto per i western e i kolossal biblici che dalla metà degli anni settanta videro l'inizio di una crisi che, forse, si è risolta solo negli ultimi anni, nei quali stanno conoscendo una sorta di "rinascita".
"Alla Yul Brynner"
Yul Brynner all'epoca del suo massimo successo era considerato un sex symbol, anche grazie a quello che è divenuto il suo vero marchio di fabbrica: il capo rasato. In un'epoca in cui non era nient'affatto comune la rasatura a zero, Brynner si rasò completamente il capo per interpretare il ruolo del Re del Siam nel 1951 e da allora, visto il successo riscontrato con quell'inedito look, non cambiò mai stile. Apparve nuovamente con i capelli, non sempre suoi, in alcuni film come Salomone e la regina di Saba (1959), Viva! Viva Villa! (1968) e Taras il magnifico (1962). Il successo di quel look particolare per l'epoca fu tale che a tutt'oggi si sente molto spesso l'espressione "alla Yul Brynner" per designare la rasatura a zero dei capelli e i riferimenti nella cultura popolare di questo genere di espressioni abbondano.
Vita privata
Yul Brynner si sposò quattro volte:
il 6 settembre 1944 sposò l'attrice Virginia Gilmore, da cui ebbe un solo figlio, Yul Brynner II (nato il 23 dicembre 1946), soprannominato "Rock" da suo padre in onore del pugile Rocky Graziano, vincitore del titolo mondiale dei pesi medi nel 1947. Rock, diventato uno scrittore di discreto successo, nel 2006 ha scritto un libro sul padre e sulla storia della sua famiglia intitolato Empire and Odyssey: The Brynners in Far East Russia and Beyond. Brynner e la Gilmore divorziarono nel 1960.
il 31 marzo 1960, durante le riprese de I magnifici sette, Brynner sposò la modella Doris Kleiner. Victoria Brynner (nata nel novembre 1962), la loro unica figlia, ebbe come madrina la leggendaria Audrey Hepburn. La coppia divorziò nel 1967.
il 24 settembre 1971 Brynner si risposò con Jacqueline de Croisset, vedova del pubblicitario Philippe de Croisset. La coppia adottò due bambini vietnamiti, Mia (1974) e Melody (1975), e divorziò nel 1981.
il 4 aprile 1983 Brynner si sposò con la malese Kathy Lee, che fu ballerina nello spettacolo Il re ed io.A Brynner furono inoltre attribuite due relazioni durante gli anni cinquanta con Marlene Dietrich e Judy Garland.
Yul Brynner fu un grande appassionato di fotografia e un eccellente fotografo. Le sue immagini sono state raccolte in quattro volumi; tra queste vi sono ritratti di momenti di svago in famiglia e sul set, e prove artistiche di notevole livello.
Brynner fu anche un ottimo chitarrista. È ancora possibile reperire il video di qualche sua esibizione.
Secondo quanto riferito da sua figlia Victoria in un'intervista, pare che nell'ultima parte della sua vita Yul Brynner fosse diventato buddista.
Noto per essere un gran fumatore (in molte delle immagini che lo ritraggono in attimi di svago, raramente lo si vede senza la sigaretta tra le dita) nel 1985 Yul Brynner contrasse il cancro ai polmoni. Era quello un periodo nel quale i reali pericoli connessi al fumo cominciavano ad emergere con più nettezza per cui Brynner, venuto a sapere delle sue condizioni (la malattia fu scoperta quando ormai era troppo tardi per essere curata), registrò un video, con la richiesta che venisse divulgato dopo la sua morte, nel quale lanciava un avvertimento sui danni provocati dal fumo. Il video, che fu effettivamente reso pubblico, mostra un Brynner già provato dalla malattia, che dopo una breve premessa lancia un drammatico monito guardando direttamente in camera: «Now that I'm gone I tell you: don't smoke. Whatever you do, just don't smoke».
L'attore americano si spense il 10 ottobre del 1985 e fu consegnato definitivamente alla storia del cinema mondiale. Quello stesso giorno morì anche Orson Welles, altro grandissimo della storia del cinema, con cui aveva anche recitato in La battaglia della Neretva. Yul Brynner è sepolto nel cimitero del monastero di Saint-Michel-de-Bois-Aubry, non lontano da Luzé, tra Tours e Poitiers, in Francia. Il luogo della sua sepoltura è segnato solo da una semplice lapide di pietra che riporta nome, cognome e date di nascita e morte. La sua casa natale di Vladivostok è stata trasformata in un museo. Sempre a Vladivostok gli è stata eretta una sua statua a grandezza naturale che lo ritrae con i costumi del Re del Siam, nella classica posa che più volte assume durante il film (gomiti larghi, pugni chiusi sui fianchi).
Riconoscimenti
Premio Oscar 1957 come migliore attore protagonista per Il re ed io (The King and I) di Walter Lang;
Stella al n. 6162 della Hollywood Walk of Fame.Filmografia
Cinema
Il porto di New York (Port of New York), regia di Laszlo Benedek (1949)
Il re ed io (The King and I), regia di Walter Lang (1956)
I dieci comandamenti (The Ten Commandments), regia di Cecil B. DeMille (1956)
Anastasia, regia di Anatole Litvak (1956)
Karamazov (The Brothers Karamazov), regia di Richard Brooks (1958)
I bucanieri (The Buccaneer), regia di Anthony Quinn (1958)
Il viaggio (The Journey), regia di Anatole Litvak (1959)
L'urlo e la furia (The Sound and the Fury), regia di Martin Ritt (1959)
Salomone e la regina di Saba (Solomon and Sheba), regia di King Vidor (1959)
Ancora una volta con sentimento (Once More, with Feeling!), regia di Stanley Donen (1960)
Il testamento di Orfeo (Le testament d'Orphée, ou ne me demandez pas pourquoi!), regia di Jean Cocteau (1960)
Pacco a sorpresa (Surprise Package), regia di Stanley Donen (1960)
I magnifici sette (The Magnificent Seven), regia di John Sturges (1960)
Le piace Brahms? (Goodbye Again), regia di Anatole Litvak (1961) (non accreditato)
Fuga da Zahrain (Escape from Zahrain), regia di Ronald Neame (1962)
Taras il magnifico (Taras Bulba), regia di J. Lee Thompson (1962)
I re del sole (Kings of the Sun), regia di J. Lee Thompson (1963)
I tre di Ashiya (Flight from Ashiya), regia di Michael Anderson (1964)
Invito a una sparatoria (Invitation to a Gunfighter), regia di Richard Wilson (1964)
I morituri (Morituri), regia di Bernhard Wicki (1965)
Combattenti della notte (Cast a Giant Shadow), regia di Melville Shavelson (1966)
Il papavero è anche un fiore (Poppies Are Also Flowers), regia di Terence Young (1966)
Il ritorno dei magnifici sette (Return of the Seven), regia di Burt Kennedy (1966)
Agli ordini del Führer e al servizio di Sua Maestà (Triple Cross), regia di Terence Young (1966)
Doppio bersaglio (The Double Man), regia di Franklin J. Schaffner (1967)
Il lungo duello (The Long Duel), regia di Ken Annakin (1967)
Viva! Viva Villa! (Villa Rides), regia di Buzz Kulik (1968)
Quel maledetto ispettore Novak (The File of the Golden Goose), regia di Sam Wanamaker (1969)
La battaglia della Neretva (Bitka na Neretvi), regia di Veljko Bulajic (1969)
La pazza di Chaillot (The Madwoman of Chaillot), regia di Bryan Forbes e John Huston (1969)
The Magic Christian, regia di Joseph McGrath (1969) (non accreditato)
Indio Black, sai che ti dico: Sei un gran figlio di..., regia di Gianfranco Parolini (1970)
Il faro in capo al mondo (The Light at the Edge of the World), regia di Kevin Billington (1971)
Il romanzo di un ladro di cavalli (Romansa konjokradice), regia di Abraham Polonsky (1971)
Catlow, regia di Sam Wanamaker (1971)
... E tutto in biglietti di piccolo taglio (Fuzz), regia di Richard A. Colla (1972)
Il serpente (Le serpent), regia di Henri Verneuil (1973)
Il mondo dei robot (Westworld), regia di Michael Crichton (1973)
Gli avventurieri del pianeta Terra (The Ultimate Warrior), regia di Robert Clouse (1975)
Futureworld - 2000 anni nel futuro (Futureworld), regia di Richard T. Heffron (1976)
Con la rabbia agli occhi, regia di Antonio Margheriti (1976)
Rosanne Six, regia di Frank Tolin (1976)
Lost to the Revolution, regia di Tim Forbes (1980) - cortometraggio, voce
The Love American, regia di Timothy Kolin (1982) - documentarioTelevisione
Royal Playhouse (Fireside Theatre) – serie TV, episodio 1x01 (1949)
Studio One – serie TV, episodi 1x15-2x23 (1949-1950)
Omnibus – serie TV, episodio 1x16 (1953)
Anna e io (Anna and the King) – serie TV, 13 episodi (1972)Doppiatori italiani
Giuseppe Rinaldi in Salomone e la regina di Saba, I magnifici sette, Il ritorno dei magnifici sette, Taras il magnifico, Con la rabbia agli occhi, Ancora una volta con sentimento
Emilio Cigoli in Il viaggio, Il lungo duello, Karamazov, L'urlo e la furia
Nando Gazzolo in I dieci comandamenti, I bucanieri, La pazza di Chaillot
Pino Locchi in I re del sole, Invito a una sparatoria, La battaglia della Neretva
Stefano Sibaldi in Il re ed io, Anastasia
Glauco Onorato in Il serpente, Il mondo dei robot
Renato Turi in Combattenti della notte, Agli ordini del Führer e al servizio di Sua MaestÃ
Sergio Rossi in Indio Black, sai che ti dico? Sei un gran figlio di ..., Catlow
Luigi Vannucchi in Il romanzo di un ladro di cavalli
Renato Mori in Gli avventurieri del pianeta TerraNote
Bibliografia
Michelangelo Capua, Yul Brynner, Jefferson N.C., McFarland & Co., 2006.Altri progetti
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Yul BrynnerCollegamenti esterni
(EN) Yul Brynner, su Internet Movie Database, IMDb.com.
(EN) Yul Brynner, su AllMovie, All Media Network.
(EN) Yul Brynner, in Internet Broadway Database, The Broadway League.
Yul Brynner su Find A Grave, su findagrave.com. URL consultato il 30 luglio 2012.
(EN) Yul Brynner Photographer, su yulbrynnerphotographer.com. URL consultato il 1º gennaio 2018.
(EN) Yul Brynner: The Magnificent King , su yulbrynner.net. URL consultato il 1º gennaio 2018.
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