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Emma Dante





Emma Dante (Palermo, 6 aprile 1967) è un'attrice teatrale, regista teatrale e drammaturga italiana.



Biografia
Infanzia
Nata a Palermo nel 1967, Emma Dante trascorre la sua infanzia a Catania, dove si trasferisce da piccola con la famiglia per seguire il lavoro del padre. Nel 1986, all'età di diciannove anni, appena conseguito il diploma di Liceo Classico, decide di tornare a risiedere a Palermo.

Formazione
Al ritorno nella sua città natale, Emma Dante ha il primo incontro con il teatro: la scuola Teatès di Michele Perriera, importante teorico italiano esponente del Gruppo 63, che frequenta un solo anno, prima di decidersi lasciarla perché si accorge che il teatro di Perriera, fortemente legato all'espressionismo, non le suscita forti emozioni.
Nel 1987, spinta dalla madre che la vuole lontana dalla Sicilia, Emma Dante decide di intraprendere la carriera teatrale vera e propria iscrivendosi al concorso per l'ammissione all'Accademia d'Arte Drammatica “Silvio D'Amico” di Roma.
Si presenta alle selezioni con un testo di Henry Miller: Proprio pazza per Harry; viene ammessa dopo un'esibizione che lei stessa giudica mediocre.
Il periodo dell'Accademia è segnato dall'incontro con Elena Stancanelli, Arturo Cirillo, Davide Iodice, Lorenza Indovina, Ilaria Borrelli, Roberto Romei e Sabrina Scuccimarra, alcuni tra i principali esponenti della nuova generazione teatrale italiana, all'epoca suoi compagni di corso. Durante gli anni di studio lavora con insegnanti del calibro di Mario Ferrero e Lorenzo Salveti, Elena Povoledo, Enzo Siciliano, Paolo Terni e Ninni Giromella; in occasione di un seminario proposto dalla scuola ha occasione di conoscere Andrea Camilleri, con cui produce uno spettacolo su La morsa di Luigi Pirandello.
Durante gli anni dell'Accademia, Emma Dante ha l'opportunità di leggere un numero elevato di testi teatrali, i cosiddetti classici, che sono alla base di tutta la sua attività come regista e attrice.

Percorso artistico
Alla fine degli anni ottanta Emma Dante si avvicina al teatro di avanguardia. Si trova di fronte a spettacoli dell'Odin Teatret e dello sceneggiatore polacco Tadeusz Kantor. È proprio durante uno spettacolo di Kantor, La macchina dell'amore e della morte, che la Dante riconosce di aver avuto quella che lei chiama “la folgorazione teatrale” che la guiderà verso una precisa direzione artistica come regista.
Appena uscita dall'Accademia, nel 1990, si unisce alla Compagnia della Rocca dove lavora con Roberto Guicciardini. Gli spettacoli a cui partecipa sono Turandot, Le preziose ridicole e Rinoceronti.
Nel 1995 le compagnie di Torino si uniscono in un consorzio denominato “Canto per Torino”, diretto da Gabriele Vacis. A quell'esperienza partecipa anche Emma Dante, qualche anno prima prima di lasciare definitivamente la Compagnia della Rocca e Torino.
Lasciata la città di Torino dopo l'esperienza di “Canto per Torino”, nel 1999, Emma Dante frequenta un laboratorio di canto con Cesare Ronconi e ricorda quel periodo come uno dei più formativi della sua carriera poiché ebbe l'occasione di incontrare Valeria Moriconi e capire che "fare l'attrice vuol dire vivere in un'altra dimensione fatta di negazione della vita privata, essere sempre in viaggio e quindi vivere ogni volta in un posto diverso". Da qui la decisione di abbandonare la professione di attrice e diventare regista. Nello stesso anno però - dopo aver interpretato La Rosa Tatuata, spettacolo diretto da Gabriele Vacis - decide di prendere una pausa dallo studio del teatro per seguire il fidanzato a Catania.

La compagnia Sud Costa Occidentale

Dopo il periodo di riflessione sul ruolo del teatro nella sua vita e il ritorno a Palermo, Emma Dante decide di fondare la sua compagnia. Nasce così, nel 1999, la Sud Costa Occidentale. Fin dagli esordi decide di affidarsi ad attori provenienti dall'accademia perché più preparati sui classici e sulle basi della recitazione teatrale.

Ritmo
Il ritmo è uno degli elementi centrali del teatro di Emma Dante: durante i laboratori e i training lavora molto con la musica, con i suoni, con i gesti ripetitivi, quasi ossessivi, degli attori. Il ritmo è, nella sua visione del teatro, l'istinto che viene fuori, che viene lasciato libero. Questo la spinge a teorizzare che per essere attori sia necessaria una perdita totale della vergogna e di qualsiasi tipologia di giudizio e auto-giudizio; l'attore deve sentirsi libero da un retroterra culturale che lo limiterebbe nella sua espressione artistica. I training attoriali della Sud Costa Occidentale, generalmente della durata di una settimana, servono proprio a questo, a capire chi, tra coloro che si presentano per le selezioni, sarà in grado di lasciarsi andare totalmente e diventare un attore.

Uso del siciliano
Gli attori della compagnia Sud Costa Occidentale parlano o in alcuni casi, mimano (non essendo tutti siciliani) la lingua siciliana, utilizzando parole spesso intraducibili in italiano, una sorta di grammelot alla maniera di Dario Fo, caratterizzato da una sonorità cruda, pungente, che rende con maggiore immediatezza i concetti da esprimere, e che spesso si traduce con il linguaggio del corpo.
A proposito del siciliano utilizzato per i suoi spettacoli, Emma Dante dice: "Non esistono sinonimi di molte parole dialettali che uso nei miei spettacoli, e quindi se devo tradurle faccio fatica. In questo senso dico che non conosco questo mio dialetto; cioè non lo conosco nella traduzione in italiano. Faccio un esempio con la frase che è all'inizio di mPalermu: «chi fa, arapemo 'sta finestra?» Quel «chi fa» cambia tutto. La traduzione letterale sarebbe: «che fa, la apriamo questa finestra?». Ma «che fa» non vuol dire niente. Invece quel «chi fa» in dialetto racchiude un sentimento molto preciso che è: «se non apriamo questa finestra è la fine, perché moriamo soffocati». Come fai a tradurlo in italiano? Per questo dico che mi spiazza il dialetto, perché è un modo assolutamente segreto per me, perché ha in sé il segreto; in qualche modo è inaccessibile. E soprattutto sto scoprendo che certe parole stanno entrando nel mio vocabolario: sono parole rivedute e corrette, rielaborate che non esistono nel dialetto che si parla in città.. Quindi ci sono delle parole che tornano sempre e che sono diventate ormai una cifra stilistica."L'uso del siciliano non impedisce alla Sud Costa Occidentale di lavorare molto anche all'estero, in particolare in Francia.

Teatro Sociale
Emma Dante propone il suo teatro come sociale, non politico. "Non faccio un teatro «politico» perché non parlo di Berlusconi, di cronaca nera, ma ho messo in atto delle denunce sociali. Il mio teatro ha a che fare con le inciviltà del mondo."Negli spettacoli della Dante le famiglie sono sole, allo sbando; non vi è mai un riferimento allo Stato, che risulta assente. Le pièce, generalmente brevi, raccontano una vita quotidiana fatta di fatica per la sopravvivenza, in spazi e tempi identificabili, in cui c'è poco spazio per l'amore, ma ce n'è per l'animalità e la violenza; tuttavia non c'è catarsi, il dolore rimane celato dentro e viene trasmesso agli spettatori.
Dopo aver fondato la Sud Costa Occidentale, Emma Dante fatica a trovare la consacrazione presso il grande pubblico. A Palermo inizia a ideare e mettere in scena alcuni spettacoli: Il sortilegio, tratto dal romanzo di Gabriel García Márquez; Dell'amore e di altri demoni, sovvenzionato dalla Regione Siciliana per un paio di repliche; Gli Insulti, tratto da Aldo Nove; La principessa sul pisello; La donna serpente, tratto da una favola di Gasparo Gozzi infine uno spettacolo tratto da La panne di Friedrich Durrenmatt. Ottiene il primo successo nel 2001 con mPalermu, spettacolo con cui vince nel 2001 il Premio Scenario e nel 2002 il Premio Ubu.

Teatrografia
Trilogia della Famiglia
mPalermu, Carnezzeria e Vita Mia fanno parte di quella che viene definita la "Trilogia della Famiglia", una serie di spettacoli collegati dal tema centrale della famiglia. Emma Dante affronta da varie angolazioni uno dei capisaldi della nostra società, mostrandocene tutte le debolezze, le frustrazioni e le criticità.

mPalermu (2001)
mPalermu è una riflessione amara sulla famiglia del Sud, la storia di cinque consanguinei che hanno come unico scopo – non raggiunto – uscire dalla propria casa; tutto lo spettacolo è giocato su questo desiderio frustrato. Il sogno di una gita fuori porta immediatamente soffocato dalla routine e dalla testardaggine con cui i protagonisti difendono convinzioni anche di poco conto.
Troviamo perciò la famiglia Carollo, protagonista dell'intera vicenda, in continua lotta intestina, con l'intento scoperto dell'autrice di far diventare questa famiglia metafora perfetta di una Palermo ancorata alle sue tradizioni e alle sue cerimonie.
I cinque attori rappresentano in scena una famiglia che è a sua volta lo specchio di una città e di sentimenti appartenenti a un passato ormai remoto. La regista afferma che "a Palermo non si compiono azioni, si mettono in scena cerimonie" e sul palco i cinque giovani attori, attraverso la forte fisicità della loro recitazione, celebrano una vera e propria cerimonia. Questo teatro dell'impossibile "fa di Palermo una sorta di rappresentazione simbolica dell'anima del mondo, incessantemente indaffarata e incessantemente morente".
Con questo spettacolo Emma Dante partecipa e vince il Premio Scenario (2001) e il Premio Ubu (2002).

Carnezzeria (2002)
Lo spettacolo inizia ex-abrupto con Nina, una giovane donna che è rimasta incinta pur non avendo un marito o un fidanzato; durante tutto lo spettacolo i suoi fratelli simulano atti sessuali espliciti che permettono al pubblico di inferire come la gravidanza di Nina possa essere il frutto di un rapporto incestuoso con loro stessi o col padre.
I tre fratelli, che ricordano da vicino i Bravi di Manzoni, sono dei tipi loschi che annunciano di aver avuto l'ordine dal padre di accompagnare Nina al suo matrimonio col padre del bambino che porta in grembo. Un matrimonio che non avrà mai luogo.
I tre infatti, mentono a Nina per condurla lontano da casa, lontano probabilmente dagli occhi indiscreti della gente.
In scena troviamo Nina vestita da sposa con l'abito bianco e il velo sul viso; nonostante questo i suoi atteggiamenti sono visibilmente infantili. Si comporta come una bambina che per la prima volta va in vacanza e scopre un mondo fatto di animali, di pesci (ci troviamo in una località di mare) e di mille altre cose di cui Nina chiede spiegazione ai fratelli.
Il matrimonio a cui deve essere accompagnata si rivelerà un funerale, il suo. I fratelli hanno l'intenzione di ucciderla o abbandonarla (non è chiaro per tutta la durata dello spettacolo) in modo da nascondere l'abominio di un rapporto familiare fondato su relazioni incestuose.
Lo spettacolo culmina con la morte di Nina che si impicca con il velo del suo abito da sposa liberandosi e liberando la famiglia da tutto il dolore di una vita di sofferenza trascorsa nell'ombra.

Vita mia (2004)
Vita mia porta in scena la vicenda essenziale, scarna, di una famiglia composta da una madre e tre figli maschi che si trovano di fronte alla morte del più piccolo.
Una morte che rimane sulla scena per l'intera durata dello spettacolo. Emma Dante propone un funerale sui generis che si trasforma in una sorta di delirio carnevalesco in cui il morto si alza continuamente dal letto – bara e non smette di girare per tutto l'arco del palcoscenico su una bicicletta.
Il pubblico (che in questo spettacolo è seduto tutto intorno al letto, come a comporre una schiera silenziosa di partecipanti al rito funebre, con l'abbattimento della “quarta parete” tanto cara al teatro di tradizione) partecipa attivamente alla tragedia di questa famiglia.
Questo tipo di avvicinamento tra attori in scena e spettatori riporta all'avanspettacolo, dove il pubblico può interagire in maniera diretta, senza mediazioni.

Medea (2003)
Medea di Euripide è uno degli spettacoli più criticati di Emma Dante.
La rivisitazione dei testi classici, e dei topoi culturali di cui essi si fanno portatori anche nel mondo contemporaneo, rappresenta un cardine del teatro di Emma Dante che in molti suoi spettacoli inserisce elementi, situazioni e personaggi archetipici, in particolare quello familiare.
La Medea di Euripide racconta la storia di una donna che, non potendo sopportare il tradimento del marito, mette in atto il piano di morte della contendente in amore e dei propri figli.
Questo spettacolo rientra nell'idea di famiglia che soffre e muore di cui si è parlato nella Trilogia.
I problemi realizzativi di questo spettacolo nascono dal fatto che la regista, precedentemente abituata a lavorare col suo gruppo, si trova a dover dirigere due dei più grandi attori del panorama teatrale italiano: Iaia Forte nel ruolo di Medea e Tommaso Ragno nel ruolo di Giasone. I due protagonisti, dalle indubbie doti recitative, sono forse poco adatti a soddisfare e esternare quel rapporto carnale e viscerale con il personaggio che risulta di fondamentale importanza nelle messinscene di Emma Dante.

La Scimia (2004)
La Scimia è uno spettacolo liberamente ispirato a Le due zitelle di Tommaso Landolfi.
La piecè breve propone una critica del culto religioso cattolico, dei costumi e dell'ottusità della società moderna che talvolta rimane ancorata al passato negli usi e nelle credenze.
Il vivace animale del titolo, la scimmia, che appare in scena nuda e incatenata, mette in atto un tentativo di ribellione attorno all'altare e a due giovani preti, stimolando un'accesa discussione sul valore della fede tra Lilla e Nena, due zitelle brutte e devote al punto d'imporsi una vita di preghiera e penitenza.
Dopo una serie di fughe sul palco/presbiterio, Lilla e Nena riescono a fermare l'animale e lo legano con un guinzaglio; sono sconvolte per l'atteggiamento dissacrante della scimmia. "Questo peccato gravissimo dev'essere espiato" dice alterato uno dei sacerdoti: la scimmia deve morire perché Dio perdoni la sua ignobile colpa. "La scimmia - spiega Emma Dante - è una creatura di Dio, ed è un altro corpo preso in prestito per raccontarci, da secoli, la stessa storia".
Nella scena finale lo spettatore si trova di fronte alla scimmia che sale sull'altare, si sovrappone al crocefisso e diviene, come Gesù, capro espiatorio e vittima della stupidità dell'uomo che, accecato da rituali e simboli, ha perso il valore del perdono cristiano.

Mishelle di Sant'Oliva (2006)
Lo spettacolo anche questa volta scava all'interno di un ambito domestico pieno di miseria, economica e morale.
Mishelle di Sant'Oliva, nome che rimanda al quartiere palermitano della prostituzione, è una piece che mescola il tragico e il grottesco attraverso una scenografia essenziale (due sedie, due tende, due corde nodose) e la capacità recitativa dei due protagonisti: Gaetano e il figlio Salvatore.
Il primo, Gaetano, è un anziano distrutto dalla solitudine e dal ricordo della moglie scomparsa, mentre il figlio Salvatore è un travestito che si prostituisce e che cerca in modo affettuoso di riavvicinarsi al padre. Il padre è disgustato dai suoi atteggiamenti e lo spettacolo si muove tra dialoghi, liti e incomprensioni dei due personaggi che pur contrastandosi violentemente condividono lo stesso dolore per l'abbandono della madre e moglie, scappata per inseguire il sogno di diventare ballerina, in realtà finendo col prostituirsi.
Salvatore conosce l'attuale condizione di vita della madre e il suo travestirsi appare come un modo per stabilire un contatto col padre, ricordandogli in qualche modo le fattezze della moglie perduta. Soltanto alla fine dello spettacolo il padre ravviserà negli atteggiamenti di Salvatore l'ombra della moglie e il muro di distacco tra i due si scioglierà nell'abbraccio di due corpi stremati dal dolore.

Cani di bancata (2006)
Cani di bancata è uno spettacolo in cui l'autrice siciliana si confronta, per la prima volta, con il tema scottante e attuale della mafia e dei crimini mafiosi.
"La mafia è una femmina-cagna che mostra i denti prima di aprire le cosce", dice la Dante.
Una femmina che è a capo di un branco di figli che in scena si atteggiano come cani affettuosi e si mettono in fila per baciarla. Il suo bacio è l'onore. La cagna dà ai figli il permesso di entrare: "Nel nome del Padre, del Figlio, della Madre (Cosanostra) e dello Spirito Santo". Il rituale prevede prima il castigo dei figli più giovani e in seguito la loro riemersione dentro un vestito imbrattato di sangue per ricevere la benedizione della Madre. I figli l'abbracciano e pronunciano il giuramento: "Entro col sangue ed uscirò col sangue. Il patto si stringe".
Lo spettacolo si conclude con i mafiosi che diventano politici in giacca e cravatta e si masturbano di fronte ad una cartina dell'Italia che vede al centro una Sicilia conquistata dalla mafia.
Lo spettacolo viene spesso presentato con l'accompagnamento musicale di Carmen Consoli, siciliana, amica della Dante e come lei, schierata nella lotta contro la mafia.

Il festino (2007)
Ne Il festino Emma Dante porta in scena in modo molto realistico la disabilità mentale di Paride, il protagonista.
Attraverso il monologo di Gaetano Bruno, l'unico attore in scena, la regista siciliana dà vita al mondo fantastico che si trova nella testa del personaggio. Questo mondo è popolato da amici immaginari (le scope, uniche invitate alla festa per fargli compagnia) e da ricordi del passato molto dolorosi. Alla sua festa Paride immagina di dialogare col fratello gemello Iacopo (disabile fisico) e ricorda l'abbandono del padre.
Il testo è in italiano ed è molto lontano dai fitti dialoghi in lingua siciliana tipici della Dante. In quest'opera si celebra il dramma di una vita interna nascosta, tutto raccolto fra le quattro mura di una famiglia "normale".
Ultimo atto della festa è il suicidio di Paride vissuto come volo, come liberazione al termine di una vita in salita.

Eva e la bambola (2007)
Eva e la Bambola è la performance creata da Emma Dante per Carmen Consoli nel suo tour teatrale 2007/2008.

Carmen di Bizet (2009)
La Carmen di Georges Bizet, basata sull'omonima novella di Prosper Mérimée, è stata diretta per l'apertura del Teatro alla Scala 2009/2010 da Daniel Barenboim con la regia di Emma Dante. La regista siciliana è stata scelta da Stéphane Lissner, sovrintendente e direttore artistico, insieme alla giovane mezzo soprano Anita Rachevlishvili e al tenore Jonas Kaufmann.
La regista dice della sua Carmen: "Carmen è una creatura nuova per me, e mi sento più vicina a quella di Mérimée che a quella di Bizet: le donne dei miei spettacoli sono scimunite che un contesto di furia, dolore e sottomissione ha rincoglionito. Carmen invece non è una vittima, è una ribelle che trasgredisce ogni regola, che diserta ogni perbenismo: conosce da sempre il suo destino di morte e per sete di libertà, è lei ad andarle incontro".
I loggionisti e gli habitué della Scala non hanno apprezzato la forte carica sessuale di cui è intriso l'intero spettacolo, il meridione pittoresco tipico del teatro di Emma Dante e la scelta di utilizzare simboli cristiani come il carro funebre (simbolo di una morte incombente) che è al fianco di Carmen per l'intera durata dell'opera.
Lo stesso Franco Zeffirelli (direttore dell'Aida per l'apertura della scala del 2006) definisce il lavoro della Dante come frutto di una scelta sbagliata: "Io credo nel diavolo e ieri sera alla Scala ho visto in scena proprio il diavolo. Quello spettacolo è il frutto di una scelta sbagliata, pericolosa soprattutto per i giovani. Immaginiamo un ragazzino che non è mai stato all'opera e va alla Scala, meraviglioso scrigno di bellezza, per vedere quella Carmen".
Lina Sotis ha apprezzato le scelte ardite della Dante e ammette di non aver mai visto in quarantatré anni di prime niente di così erotico sul palcoscenico, Paolo Isotta sul Corriere della Sera scrive: "Ci sono grovigli di corpi femminili, le sigaraie all'uscita del turno, che paiono un'immensa medusa ove i serpenti sono i corpi delle femmine stesse. Non si può che rimanere ammirati dalla forza e dalla "verità" di quest'interpretazione scenica".

Altre regie liriche
La muette de Portici di Daniel Auber (2012, Opéra-Comique di Parigi; 2013, Teatro Petruzzelli di Bari)
Feuersnot di Richard Strauss (2014, Teatro Massimo di Palermo)
Gisela! di Hans Werner Henze (2015, Teatro Massimo di Palermo)
La Cenerentola di Gioachino Rossini (2016, Teatro dell'Opera di Roma)
"Macbeth" di Giuseppe Verdi (2017, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Regio di Torino, Edinburgh International Festival)
“Bestie di scena” coprodotto dal Piccolo Teatro di Milano, Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale, Teatro Biondo di Palermo e Festival d’Avignone. Debutto a febbraio 2017 al Teatro Strehler.
“Voix Humaine” e “Cavalleria Rusticana” diretto da Michele Mariotti, debutto al Teatro Comunale di Bologna.I romanzi
La favola del pesce cambiato esce nel 2007 per L'arboreto edizioni.
Definita da molti come una favola che spiega il mistero della nascita, è interamente scritta da Emma Dante e propone ai lettori una cornice pittorica coi disegni di Gianluigi Toccafondo.
Via Castellana Bandiera è edito da Rizzoli nel 2008: è il primo romanzo di Emma Dante e ha vinto il Premio Vittorini nel 2009. La storia è incentrata sull'incrocio tra due auto in via Castellana Bandiera a Palermo.
Nel 2009 le viene riconosciuto il premio Sinopoli per la cultura
Anastasia, Genoveffa e Cenerentola, terzo libro di Emma Dante, esce per La tartaruga edizioni nel 2011. È il racconto dal quale è tratto l'omonimo spettacolo della Compagnia Sud Costa Occidentale.

Regie liriche
Carmen di Georges Bizet, Teatro alla Scala di Milano (2009)
La muette de Portici di Daniel Auber, Théâtre national de l'Opéra-Comique di Parigi (2012)
Feuersnot di Richard Strauss, Teatro Massimo di Palermo (2014)
Gisela! di Hans Werner Henze, Teatro Massimo di Palermo (2015)
La Cenerentola di Gioachino Rossini, Teatro dell'Opera di Roma (2016)
Macbeth di Giuseppe Verdi, Teatro Massimo di Palermo (2017)Filmografia
Nel 2013 Emma Dante esordisce come regista e attrice cinematografica con la trasposizione del suo romanzo Via Castellana Bandiera. Il film, che vede come coprotagonista Alba Rohrwacher, è stato presentato in concorso alla 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, dove Elena Cotta ha vinto la Coppa Volpi per la migliore interpretazione femminile.

Note

Bibliografia
Emma Dante, Io, Nessuno e Polifemo. Intervista impossibile, Palermo, Glifo Edizioni, 2014, ISBN 978-88-98741-07-6
Emma Dante, Le sorelle Macaluso. Liturgia familiare, Palermo, Glifo Edizioni, 2016, ISBN 978-88-98741-19-9
Emma Dante, Odissea A/R, Palermo, Glifo Edizioni, 2017, ISBN 978-88-98741-25-0
Andrea Porcheddu, Palermo dentro. Il teatro di Emma Dante, Editrice Zona, Collana Pedane Mobili, Arezzo, 2005.
Estratti di un teatro bastardo, in "Atti e Sipari", 1, 2007, Emma Dante intervistata da Federica Antonelli e Celeste Bellofiore.
Sicilia, Palermo, metafore… e il caso Emma Dante, in Atti e Sipari, 5, 2009.
Titti De Simone, Intervista a Emma Dante, Navarra Editore, Collana I racconti di Nzocchè, Palermo, 2011. ISBN 978-88-95756-42-4Altri progetti

Wikiquote contiene citazioni di o su Emma Dante
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Emma DanteCollegamenti esterni
Sito ufficiale di Emma Dante, su emmadante.com.
Donna di scena, donna di libro. La lingua teatrale di Emma Dante di Anna Barsotti, parte I da drammaturgia.it
Donna di scena, donna di libro. La lingua teatrale di Emma Dante di Anna Barsotti, parte II da drammaturgia.it
Recensione de Le pulle di Emma Dante, su teatrimilano.it.
Wikiquote contiene citazioni di o su Emma Dante
Wikimedia Commons contiene immagini o altri file su Emma Dante
Recensione di Anastasia,Genoveffa e Cenerentola di Emma Dante, su lnx.whipart.it.
Recensione di Gli alti e bassi di Biancaneve di Emma Dante, su lnx.whipart.it.

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